La collezione di William H. Gross

La collezione di William H. Gross - News on line
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Quando passione filatelica e acume finanziario portano a risultati eccezionali.

La sua passione per la filatelia è nata quasi per un “errore”. La madre di William H.Gross, magnate, filantropo e oggi grandissimo collezionista statunitense, aveva infatti messo da parte i francobolli di quel periodo del proprio paese in fogli interi, con l’obiettivo di pagare successivamente gli studi al figlio approfittando della loro presunta rivalutazione. Così non andò: date le enormi tirature delle produzioni dentellate Usa, i francobolli si rivelarono praticamente senza valore, e Mr. Gross riuscì a frequentare il college grazie a una borsa di studio. Da questa esperienza ha origine la scelta di collezionare francobolli puntando su materiale di pregio che costituisca un investimento in grado di assicurare ritorni economici nel tempo. È così che il fondatore e amministratore di Pimco, uno dei maggiori fondi obbligazionari del mondo con un portafoglio superiore ai 700 miliardi di dollari, è diventato uno dei più noti filatelisti di sempre. Particolari di vita vissuta, confidati personalmente da William Gross a Mario Zanaria. L’incontro è avvenuto l’11 giugno da Shreves Philatelic Galleries a New York, in occasione della vendita della propria collezione di lettere e francobolli di Regno Unito, che ha realizzato la cifra record di 9.1 milioni di dollari (commissioni escluse) come riportato anche dal giornale “Milano Finanza”.

I 203 lotti comprendevano alcune delle principali rarità di Inghilterra, con una sezione particolarmente approfondita dedicata all’1 penny e al 2 pence della prima emissione al mondo. Riguarda proprio il “Penny black” la migliore performance: un blocco ricostruito di 24 esemplari nuovi, venduto per 1 milione di dollari a fronte di una stima di 4-500mila.

La vendita ha registrato rialzi importantissimi, grazie anche alla forte partecipazione attraverso internet, che hanno permesso di raddoppiare la stima ipotizzata inizialmente dalla casa d’aste. L’esempio più vistoso è costituito da una delle pochissime raccomandate note con il mitico “numero uno”, passata di mano a 200mila dollari (la valutazione di base raggiungeva a mala pena i 10mila).

Va ricordata anche la “Mulready” spedita in India con un’affrancatura supplementare di cinque esemplari da 2 pence: partendo da 50mila dollari, ne ha totalizzati 450mila. La notizia nella notizia: il ricavato dell’asta statunitense è stato devoluto a “Medici senza frontiere”. Rappresenta la più grande donazione mai ricevuta dal sodalizio che dal 1971 fornisce servizi di primo soccorso e interventi di emergenza in oltre settanta Paesi al mondo.

L’abilità di Mr.Gross e il nostro mercato

Il magnate americano si è dimostrato leader ed eccellente investitore anche nel campo della filatelia. Cominciando a raccogliere rarità di Regno Unito alla fine degli anni Novanta, ha approfittato di un momento di stanchezza del mercato. Puntando su pezzi unici o comunque appartenuti a collezioni storiche, ha costruito un insieme eccezionale con una spesa relativamente limitata.

La cifra investita all’epoca è addirittura inferiore ad un quarto di quella incassata ora, dimostrando come la filatelia, se affrontata in maniera intelligente, sia un eccellente forma di investimento alternativo. Una situazione molto simile a quella affrontata da William Gross all’inizio della sua collezione di Gran Bretagna riguarda oggi il Lombardo-Veneto. Qui, infatti, il mercato sconta un cambio generazionale nel quale ancora pochi collezionisti giovani hanno preso il posto di quelli storici che, nei decenni scorsi, fecero la fortuna del settore. Questo porta a un contenimento delle quotazioni e a una buona disponibilità di rarità provenienti da raccolte “storiche”, conosciute in tutto il mondo. Un filatelista che decidesse di investire ora avrebbe la possibilità di costituire un insieme di riferimento, potendo ragionevolmente contare su prospettive di ritorno già nel medio periodo.