Oltre milleduecento chilometri in un pallone

Uno straordinario record, non previsto, compiuto in quindici ore a causa delle condizioni atmosferiche avverse che il 24 novembre 1870 obbligano un “ballon monté”, decollato da Parigi assediata, a volare fino in Scandinavia…

Da Parigi a Torino, via Norvegia
Da Parigi a Torino, via… le montagne norvegesi. Non si tratta del solito disguido postale, ma di un documento tra i più significativi e pregiati dell’inconsueto capitolo dell’assedio prussiano del 1870-1871 alla capitale francese. I parigini escogitarono diversi sistemi per comunicare con il resto del Paese, fra i quali il volo in pallone: questo plico, affrancato con un esemplare da 40 centesimi della serie “Cerere”, ha una vicenda intensa, quanto imprevista, da raccontare.
È annullato il 23 novembre 1870 e destinato alla città italiana. Come documenta l’indicazione in alto a sinistra, viaggia per “ballon monté”. Uno dei 67 voli effettuati da Parigi assediata per sfuggire alla morsa prussiana.  Il mezzo è il “Ville d’Orléans”, nome che ricorda la battaglia e la vittoria di Coulmiers, luogo poco distante da Orléans, del 9 novembre precedente.  Parte alle 23.30 del 24 novembre dalla gare du Nord con la corrispondenza (tra cui un importante plico destinato a Léon Gambetta e volto a coordinare le attività dei militari della metropoli con l’armata della Loira), le ultime edizioni dei giornali parigini, sei piccioni viaggiatori e due persone: il trentenne Léonard Bézier e il ventiseienne Paul Rolier.
Un volo che appare di routine – ormai è il trentatreesimo, e si è visto che il sistema funziona – ma il caso ci mette lo zampino. “Si tratta -spiega Gérard Lhéritier nel suo volume «Collection 1870 – Ballons montés – Boules de Moulins»della storia più fantastica e appassionate dei palloni dell’assedio di Parigi”. Fonte persino di libri, come quello dello statunitense Ernst Max Cohn, intitolato appunto “The flight of the «Ville d’Orléans»”.
Invece di atterrare poco più a settentrione o al massimo in Belgio, la navicella prima viene avvolta dalla nebbia, che impedisce ai viaggiatori di capire dove si stessero dirigendo.
Poi il vento la spinge sul mare del Nord. Dopo diverse peripezie e tanta tensione (cadere nel mare significa annegare, poiché la cesta di vimini non è in grado di restare a galla), i due riescono finalmente a scendere a terra su quello che scoprono essere un monte innevato della Norvegia: sono le 14.25 del 25 novembre.
Anche il pallone e la corrispondenza che avevano gettato per riprendere quota saranno recuperati, dopo un viaggio di 1.246 chilometri: un record, raggiunto senza che i protagonisti lo avessero messo in conto!