Una ventina i pezzi che l’azienda ha messo a disposizione per la mostra “Quel magnifico biennio 1859-1861”, ospitata da 29 marzo al 5 aprile presso la sala della Lupa alla Camera dei Deputati…

La posta racconta il Risorgimento
Una selezione, una crema tra quanto risulta nell’archivio di Zanaria ed è funzionale al progetto definito dagli organizzatori. Si concretizza così la collaborazione dell’azienda per la mostra che si apre oggi a Montecitorio, “Quel magnifico biennio 1859-1861”. Promossa da Federazione fra le Società Filateliche Italiane, Gruppo Parlamentari Amici della Filatelia e Poste Italiane e concepita da Bruno Crevato-Selvaggi, intende – spiegano dalla Camera – raccontare la storia della formazione dell’Unità dal punto di vista, “inusuale ma non certo marginale, della storia della posta e della filatelia, con un prologo riguardante le vicende italiane dal 1796 al 1858, ed un epilogo relativo ai successivi passi dell’Unità e delle variazioni territoriali italiane: 1866, 1870, 1918, 1947, oggi”. Ad entrata libera, potrà essere visitata fino al 5 aprile (orario 10-19, solo sabato 2 aprile la chiusura è prevista per le 14; ingresso possibile sino a mezz’ora prima della chiusura). Una ventina i pezzi messi a disposizione, alcuni dei quali praticamente unici. Come la lettera “Cara Rosina”, così chiamata dall’avvio del testo: risale al giorno della presa di Roma, 20 settembre 1870, e testimonia proprio in diretta la conquista della futura capitale, così come la vide il mittente, un soldato di Vittorio Emanuele II.
Il reperto, spedito a Jesi, ha anche un interesse filatelico, poiché rappresenta l’unica missiva nota per tutta la durata della guerra che presenta il francobollo italiano e, contemporaneamente, annullatori di posta militare e civile. Un’altra chicca, partita lo stesso giorno sempre dalla Città Eterna verso San Quirico, riporta un 20 centesimi rosso indiano di Pontificio: è una delle due conosciute spedite utilizzando il servizio civile. Diversi gli interessi per altri documenti. Come per i due plichi che testimoniano il passaggio dal Ducato di Parma al Regno di Sardegna. Entrambi, infatti, presentano l’emissione provvisoria del 1859 con il testo “Stati Parmensi”. La prima, da Piacenza all’inconsueta Lugano, offre un 40 centesimi con la data del 23 novembre 1859; la seconda, da Parma a Foligno, conserva due tagli da 20 annullati il 14 dicembre successivo. Un’altra fase politicamente precaria è citata dalla comunicazione partita il 13 ottobre dello stesso 1859 da Ravenna alla volta di Firenze. Per pagare il servizio furono necessari due francobolli, rispettivamente da 1 e 3 bajocchi targati Romagne.
Per veri intenditori è il significato dell’affrancatura: da tre giorni era in vigore la tariffa sarda, che equiparava un 20 centesimi ai 4 bajocchi. Una particolare mista, inoltrata il 28 marzo 1861 da Chiaromonte a Potenza, raccoglie almeno due elementi di curiosità. Come si definiva allora, è un’assicurata e presenta due francobolli: il 5 grana ancora con lo stemma borbonico associato ad un 1 grano già delle Province Napoletane, e quindi con il profilo del nuovo re sabaudo